Basta! by Lilli Gruber

Basta! by Lilli Gruber

autore:Lilli Gruber [Gruber, Lilli]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Solferino
pubblicato: 2019-11-06T16:00:00+00:00


L’eterno conclave

Nel marzo 2019 la storica e giornalista Lucetta Scaraffia ha scritto su «Famiglia Cristiana»: «Nella Chiesa le donne, e in primo luogo le religiose che hanno donato la loro vita a essa, sono considerate membri di seconda classe, non vengono mai ascoltate né consultate, devono solo obbedire. Una condizione molto più simile alla servitù che al servizio, come aveva giustamente denunciato Papa Francesco». Poche settimane dopo, Scaraffia ha dato le dimissioni dall’inserto «Donne Chiesa Mondo» dell’«Osservatore Romano» che dirigeva, inviando una lettera di spiegazioni al Papa e denunciando il clima di delegittimazione e maschilismo in cui la sua redazione si era trovata a lavorare, dopo l’inchiesta-scandalo pubblicata un anno prima.

L’inserto aveva infatti conquistato i riflettori nel marzo 2018, con un articolo della giornalista Marie-Lucile Kubacki. Aveva raccolto testimonianze di suore che si dichiaravano sfruttate da una gerarchia esclusivamente maschile. «È difficile valutare l’entità del problema costituito dal lavoro gratuito, o poco pagato e comunque poco riconosciuto, delle religiose» scriveva Kubacki. «Anzitutto, bisogna stabilire che cosa s’intende. “Spesso significa che le suore non hanno un contratto o una convenzione con i vescovi o le parrocchie con cui lavorano” spiega suor Paule, una religiosa con incarichi importanti nella Chiesa. Quindi vengono pagate poco o per niente. Così accade nelle scuole o negli ambulatori, e più spesso nel lavoro pastorale o quando si occupano della cucina e delle faccende domestiche in vescovado o in parrocchia. È un’ingiustizia che si verifica anche in Italia, non solo in terre lontane.»

Le suore, come il clero, fanno voto di povertà. L’idea è ricordarsi che ogni cosa sulla Terra appartiene a Dio e che è Lui a provvedere alle Sue creature, secondo l’insegnamento evangelico. Sul piano pratico, poi, non avere proprietà rende più facile spostarsi da una parte all’altra del pianeta per affrontare gli impegni di testimonianza, predicazione, evangelizzazione che sono nel Dna di tanti ordini monastici.

Le suore, dunque, cedono ogni loro bene materiale e ogni loro guadagno all’istituzione a cui appartengono e ricevono uno stipendio, praticamente un rimborso spese. L’articolo, però, sottolinea che le lamentele non riguardano la povertà, ma la frustrazione di non sentirsi valorizzate. «La questione del corrispettivo economico è come l’albero che nasconde la foresta di un problema ben più grande: quello del riconoscimento. Tante religiose hanno la sensazione che si faccia molto per rivalorizzare le vocazioni maschili, ma molto poco per quelle femminili. “Dietro tutto ciò, c’è purtroppo ancora l’idea che la donna vale meno dell’uomo, soprattutto che il prete è tutto mentre la suora non è niente nella Chiesa. Il clericalismo uccide la Chiesa” afferma suor Paule.»

Il problema portato alla luce da questa ennesima polemica vaticana è reale. Tanto per cambiare, un caso di organizzazione dominata da un club maschile, in cui alle donne si consente, graziosamente, di servire, ma non di detenere denaro e potere o di occupare posti di responsabilità.

Il tema del ruolo femminile nella dottrina cattolica è tra i più profondi e discussi, torna attraverso i secoli in dibattiti teologici, eresie, scismi. Non ho la presunzione di affiggere le mie tesi al portone di San Pietro e mettere in questione dogmi e dettami della Chiesa.



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